Il Medico Risponde
I professionisti dello studio medico associato BioRoma sono a disposizione (tramite uno sportello on-line) per rispondere a quesiti sui temi inerenti infertilità e possibile terapie. Le domande dei lettori e le risposte degli specialisti saranno pubblicate, nel totale rispetto della privacy degli utenti, per rispondere a un generale interesse informativo del pubblico.
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Le risposte, data appunto la loro natura strettamente informativa, non possono in nessun caso intendersi come sostitutive di una visita specialistica.
D: Quanto influisce l’età, il fumo e l’alcol sulla fertilità femminile?
R: L'età della prima gravidanza è sempre più alta, almeno in Italia. I 40 anni sono considerati un limite al di sopra del quale l’ottenimento della gravidanza risulta più difficile, il motivo fondamentale è che con l'età la riserva ovarica cambia. Anche se le statistiche più diffuse dicono che una donna su tre, già a partire dai 35, dopo più di un anno di tentativi non riesce a restare incinta.
Inoltre le donne fumatrici hanno un tasso di infertilità più alto, una fecondità (possibilità di concepire per ciclo) ridotta e impiegano più tempo per concepire. Il fumo, infatti, è dannoso per le ovaie e la gravità del danno è direttamente proporzionale al numero di sigarette e da quanto tempo una donna fuma. Tutto ciò influisce insieme ad altri fattori quali stress, stile di vita ed alcol.
D: Se mi sottopongo a PMA corro rischi per la mia salute?
R: Per quanto riguarda la donna, la principale complicazione alla quale può andare incontro è la sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS). L'OHSS è una condizione caratterizzata da diverse condizioni clinico/laboratoristiche causate dalla somministrazione esogena di farmaci per l'induzione della crescita follicolare multipla e dell'ovulazione. Essa è caratterizzata da un rapido incremento volumetrico delle ovaie, emoconcentrazione ed accumulo di liquidi in cavità addominale. In caso di iperstimolazione ovarica lieve, che non prevede la necessità di un ricovero ospedaliero, i sintomi sono distensione addominale, nausea e ingrossamento delle ovaie. Mentre quando la sindrome si presenta in forma più grave, e pur verificandosi in una bassa percentuale di casi, i sintomi sono dolori addominali, ascite, concentrazione di elettroliti nel sangue e ipercoagulabilità ematica, oliguria e dispnea. In questo caso le complicazioni che potrebbero verificarsi sono più serie e può rendersi necessario un ricovero per monitorare le condizioni e intervenire opportunamente.
L'iperstimolazione ovarica di tipo lieve o moderata, occorre nel 4% dei cicli stimolati, mentre nella forma severa nello 0,4% dei casi. è possibile prevenire tale complicanza identificandone i fattori di rischio principali quali l'età, elevati livelli di AMH, elevata conta dei follicoli astrali, precedenti OHSS, anamnesi positiva per policistosi ovarica, soggetti magri, elevati livelli di estradiolo plastico, falda fluida in addome. Qualora il rischio di sviluppare tale condizione sia elevato è possibile sospendere il ciclo, crioconservare gli ovociti, non effettuare il trasferimento degli embrioni e di procedere alla crioconservazione degli stessi ed al loro trasferimento differito non appena le condizioni di salute lo permettano nei casi di insorgenza post-fertilizzazione.
Per quanto riguarda invece i rischi operatori, questi sono molto contenuti e legati principalmente al prelievo per via transvaginale di ovociti. Raramente possono verificarsi infezioni pelviche e sanguinamento addominale (1 su 2500 casi), mentre non esistono rischi anestesiologici legati alle terapie di fecondazione assistita.
Una volta raggiunta la gravidanza, il rischio più alto per la donna e per il feto è quella di aborto spontaneo, la cui incidenza risulta superiore in caso di gravidanze ottenute con fecondazione assistita (15%) in cui uno o più embrioni si impiantano fuori dall'utero o eterotopiche, in cui due o più embrioni si impiantano contemporaneamente nell'utero ed in un'altra sede.
Nel primo caso, i rischi per la donna e per il feto sono maggiori, in quanto l'impianto in sede ectopica potrebbe causare complicazioni emorragiche, anche se le gravidanze ectopiche sono individuabili prima del verificarsi di complicazioni, grazie al monitoraggio della paziente e del feto. Per quanto riguarda invece il feto, i rischi maggiori sono legati al verificarsi di gravidanze plurigemellari e quindi al numero di embrioni che vengono trasferiti con la procreazione assistita. Se infatti il trasferimento di due o più embrioni nell'utero assicura maggiori possibilità di arrivare alla gravidanza, allo stesso tempo aumentano i rischi di gravidanze multiple, in particolar modo quelle trigemellari che risultano essere le più pericolose (frequenza gravidanze gemellari 30%, gravidanze trigemellari 6%).
In questo ultimo caso è molto alta la possibilità di parti prematuri che comportano conseguenze per il neonato e per la madre stessa al momento del parto. È d'altronde impossibile stabilire a priori la capacità di sviluppo di ogni embrione trasferito.
D: Quanto influisce l'età sulla possibilità di rimanere incinta?
R: L'età della prima gravidanza è sempre più alta, almeno in Italia. Negli ultimi 10 anni, infatti, si è spostata da 31 anni a 36 la media dei pazienti che si sottopongono a trattamenti relativi all'infertilità, a dimostrazione che la ricerca di un bambino arriva solo dopo i 30 anni. Secondo il registro della PMA, l'infertilità colpisce il 15% delle coppie. Un dato davvero alto che dimostra di essere in crescita. Le stime, infatti, prevedono che il 19 percento delle nuove coppie è infertile e il 4 sterile. Nelle città con un alto tenore di vita si cerca il primo concepimento intorno ai 35 anni.
D: Un fibroma all'utero può essere causa di infertilità?
R: Questo dipende dal momento della vita della donna in cui il/i fibroma/i viene diagnosticato, dall'età della donna stessa, dalla sede in cui il fibroma si trova, dalle sue dimensioni, dal fatto che sia unico o multiplo. Un fibroma può causare difficoltà di concepimento, soprattutto se è localizzato vicino all'origine delle tube.
D: Esiste una relazione tra tumori alla mammella e stimolazione ormonale?
R: No! Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori olandesi e pubblicato sul Journal of the American Medical Association afferma che le pazienti che si sono sottoposte a un trattamento di stimolazione ovarica per procedere alla fecondazione assistita non hanno maggiori probabilità di ammalarsi del più diffuso tumore femminile (quarantottomila le nuove diagnosi conteggiate nel 2015). Già nel 2013 un gruppo di ricercatori israeliani e statunitensi aveva pubblicato su Fertility and Sterility i dati di una ricerca che escludeva il rischio oncologico, di cui sarebbe eventualmente responsabile il surplus di ormoni (estrogeni e progesterone) che si genera nel tentativo di indurre l'ovulazione e che può contribuire all'insorgenza di alcuni tumori al seno, all'ovaio e all'utero. Per questo motivo, prima di cominciare un trattamento, si consiglia alle donne con più di 33-35 anni di sottoporsi a una ecografia mammaria o a una mammografia.
D: Cos'è l'endometriosi?
R: L'endometriosi è una condizione caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale (compreso di ghiandole e stroma) in sede ectopica, ovvero al di fuori del suo sito naturale all'interno della cavità uterina. L'endometrio ectopico, al pari di quello eutopico, risente dei diversi stimoli derivanti dagli ormoni ovarici, in particolare degli estrogeni, ed assume quindi atteggiamenti proliferativi e funzionali simili a quelli che si verificano nell'endometrio normale compreso lo sfaldamento ed il sanguinamento in epoca mestruale. L'endometriosi è una condizione che interessa quasi esclusivamente le donne in età fertile, eccezionalmente in età puberale, raramente nell'adolescenza e tende a regredire dopo la menopausa. Essa è una patologia benigna, che provoca però importanti ripercussioni sulla qualità di vita e sullo stato psicologico della donna che ne è affetta soprattutto per i risvolti clinici che essa comporta (convivenza con il dolore pelvico, riduzione della capacità riproduttiva, necessità di sottoporsi a ripetuti interventi chirurgici). È inoltre una patologia estremamente imprevedibile nella sua evoluzione e nella sua manifestazione obiettiva e soggettiva. In alcune donne la malattia si circoscrive a pochi impianti asintomatici e non evolve, in altre progredisce in breve tempo e con manifestazioni drammatiche fino al suo spargimento totale in tutti gli organi e tessuti della pelvi. Le sedi più frequentemente interessate dalla malattia sono gli organi pelvici, tra cui in particolare figurano: ovaie (colpite nell'80% dei casi e spesso bilateralmente), cavo del Douglas, plica vescico-uterina, legamenti larghi, legamenti utero-sacrali, sierosa dell'utero, tube e setto retto-vaginale. Più rare sono le localizzazioni a livello di: appendice, retto-sigma, vulva, vagina, vescica, ureteri, polmoni. Rarissima infine, ma documentata in letteratura, è la localizzazione a livello del sistema nervoso centrale. Interessa il 30-50% delle donne infertili. Si stima colpisca circa 3 milioni di donne in Italia, 14 milioni nella comunità europea e circa 150.000.000 di soggetti nel mondo. Le principali manifestazioni possono essere dolori mestruali invalidanti, dolore pelvico cronico, dolore ai rapporti sessuali, disturbi della minzione o della defecazione.
D: Le tube si possono slegare?
R: Sì, dopo legatura tubarica anticoncezionale è possibile ottenere la riapertura della pervietà tubarica! Tuttavia l’intervento deve essere considerato abbastanza impegnativo con un’incisione addominale quasi sempre di tipo laparotomico come, per fare un esempio, nel taglio cesareo. Inoltre dopo la ricanalizzazione tubarica avvenuta con successo si ottiene una percentuale di gravidanza nella migliore delle situazioni del 40-50%. Dunque nella decisione di effettuare l’intervento deve essere considerata l’età della paziente e la sua riserva ovarica.
D: Quali sono gli accertamenti da eseguire in caso di aborto ripetuto?
R: Gli accertamenti a cui deve sottoporsi la paziente affetta da ripetuti aborti sono:
- ecografia addominale completa e pelvica transvaginale ad alta risoluzione condotta da specialisti esperti ecografisti;
- colposcopia;
- tamponi vaginali per germi comuni, funghi, actinomiceti, micoplasmi e clamidie;
- esami ematochimici internistici di routine;
- esami completi di urine e feci;
- accertamenti per la celiachia;
- esami su ormoni tiroidei ed anticorpi anti-tiroide;
- FSH, LH , progesterone, estradiolo, Dea, Deas, testosterone;
- Complesso TORCH e anticorpi antiparvovirus e EB;
- Fattore V Leiden con resistenza alla proteina C attivata;
- mutazione del gene della protrombina G20210A;
- attività dell’antitrombina III, con valori normali compresi tra 80 e 120%;
- attività della proteina S con valori normali compresi tra 60 e 140%;
- funzionalità della proteina C con valori normali compresi tra 60 e 180%;
- omocisteinemia con valori normali compresi tra 5 e 10,4 µmol/L: in caso di livelli alti, procedere con la ricerca della mutazione MTHFR;
- tipizzazione HLA;
- pannello autoanticorpi completo (ANA, AMA, ENA, ASMA, LAC, ACA, AOA, ARGA, APA): se ACA e LAC hanno valori superiori alle 40 unità, testare anche anticorpi anti ß2-glicoproteina I;
- pannello trombofilia completo (Fattore V di Leiden, Fattore II e MTHFR, AGT, ACE; APO E, Fattore XIII, PAI-1, HPA, HFE, Beta Fibrinogeno).
D: Ho tolto la spirale ai primi di gennaio... Sto provando ad avere un bambino ma fin'ora nulla. Ho fatto visita ginecologica e mi hanno detto che ho le ovaie molto attive. Sono un pò scoraggiata. Sto prendendo anche l'acido folico.
R: Questa domanda fornisce l’occasione per rispondere con chiarezza a tutte le nostre pazienti che desiderano una gravidanza dopo i 40 anni. In generale dai 40 ai 45 anni è possibile ottenere una gravidanza alle seguenti condizioni:
- buona riserva ovarica dimostrata da un dosaggio dell’Ormone Antimuelleriano (AMH) e da una conta dei follicoli antrali (AFC)
- buoni parametri di un esame del Liquido Seminale effettuato recentemente
- buona morfologia uterina (mancanza di fibromi, polipi o altro)
Dai 46 anni in avanti, soprattutto in caso di sterilità primitiva, la possibilità di ottenere una gravidanza sia spontanea che indotta con metodiche di Riproduzione Assistita (ICSI-Diagnosi preimpianto) sono quasi nulle e bisogna prendere in considerazione una ICSI con donazione degli ovociti (fecondazione eterologa).
D: Quali esami fare per capire se si è ancora in grado di avere figli?
R: Occorre effettuare un dosaggio del AMH, un controllo della pervietà tubarica, un tampone cervicale per evidenziare eventuali infezioni (importanti Chlamydia e Micoplasma), esame del liquido seminale del marito/compagno, spermiocoltura per infezioni (Chlamydia e Micoplasma). A questo punto si potrà fare una valutazione delle possibilità di gravidanza.
D: Ho 41 anni ho un Amh di 0.29, che possibilità ho di concepire naturalmente? Il mio ginecologo mi ha consigliato di iniziare le stimolazioni tramite punture direttamente in pancia. Consigli?
R: Le possibilità di concepire naturalmente sono condizionate da molti fattori:
- precedenti gravidanze?
- regolarità del ciclo?
- liquido seminale del compagno?
D: Come mai abortisco sempre prima di entrare al terzo mese? (43 anni)
R: Dopo i 40 anni la percentuale degli ovociti con corredo cromosomico alterato aumenta considerevolmente e di conseguenza anche gli embrioni patologici ed i successivi aborti aumentano. Prima di effettuare una ICSI con diagnosi preimpianto (che eviterebbe ulteriori aborti) tuttavia deve effettuare un’ecografia ginecologica tridimensionale per assicurarsi che non ci siano malformazioni uterine ed un cariotipo sia lei che il marito-compagno per assicurarsi che non siano presenti anomalie cromosomiche di partenza.
D: Fumo e alcool interferiscono sulla fertilità maschile?
R: Anche sull'apparato riproduttivo maschile il fumo svolge un forte effetto tossico e ciò è stato dimostrato studiandone gli effetti sul sistema endocrino dove il fumo sembrerebbe alterare la spermatogenesi e sulla produzione del liquido seminale.
D: I trattamenti a cui potrei essere sottoposto sono dolorosi?
R: I rischi sono scarsi, tra i possibili problemi vi sono dolore, gonfiore testicolare post operatorio.
D: Quanto incide l'età dell'uomo sulla sterilità?
R: I problemi dell'età nei maschi si riflettono sulla quantità e sulla qualità dello sperma che un uomo può generare. Diversi studi hanno dimostrato che con il passare degli anni gli uomini possono trasmettere nuove mutazioni alla loro prole.
D: È vero che spesso la PMA porta alla nascita di gemelli? Quali sono i rischi per la vita del nascituro in caso di PMA?
R: Per quanto riguarda il feto, i rischi maggiori sono legati al verificarsi di gravidanze plurigemellari e quindi al numero di embrioni che vengono trasferiti con la procreazione assistita. Se infatti il trasferimento di due o più embrioni nell'utero assicura maggiori possibilità di arrivare alla gravidanza, allo stesso tempo aumentano i rischi di gravidanze multiple, in particolar modo quelle trigemellari che risultano essere le più pericolose. In questo ultimo caso è molto alta la possibilità di parti prematuri che comportano conseguenze per il neonato e per la madre stessa al momento del parto. È d'altronde impossibile stabilire a priori la capacità di sviluppo di ogni embrione trasferito. Tuttavia la vetrificazione, con la sua alta efficienza nella conservazione dei gameti e degli embrioni (la sopravvivenza di questi ultimi alla metodica è circa il 98%), ha portato una rivoluzione nei protocolli terapeutici della Riproduzione Assistita. Se un tempo si trasferivano più embrioni alla volta, coscienti che una conservazione di quelli soprannumerari avrebbe comportato una loro decurtazione, oggi la certezza della loro sopravvivenza ci ha condotto verso il transfer del singolo embrione con la conseguente drammatica diminuzione delle gravidanze gemellari o multiple. Tuttavia, grazie alla vitrificazione e alla sua alta efficienza nella conservazione dei gameti e degli embrioni (la sopravvivenza di questi ultimi alla metodica è circa il 98%), se un tempo si trasferivano più embrioni alla volta, coscienti che una conservazione di quelli soprannumerari avrebbe comportato una loro decurtazione, oggi la certezza della loro sopravvivenza ci ha condotto verso il transfer del singolo embrione con la conseguente drammatica diminuzione delle gravidanze gemellari o multiple.
D: Con la PMA il nascituro rischia malformazioni?
R: Il rischio di malformazione nei nati da fecondazione assistita, risulta lievemente aumentato rispetto al rischio nella popolazione normale: nei bambini concepiti spontaneamente il rischio di malformazioni è del 4,6% circa, mentre nei bambini nati tramite PMA è del 5,6% circa (Hum.reprod.2001). Inoltre i nati da ICSI in pazienti con fattore severo maschile, vi è un aumento delle alterazioni cromosomiche de-novo (1,6% verso 0,5% nella popolazione normale). L'aumento sembra essere associato alla cattiva qualità del seme e non alla tecnica in se stessa. Mentre non vi sono differenze tra concepiti spontaneamente o a seguito di PMA per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo e psicomotorio.
D: Quanto tempo aspettare prima di chiedere aiuto se la gravidanza non arriva?
R: Si intende per sterilità l'incapacità di concepire da parte di uno o entrambi i coniugi dopo un anno di rapporti non protetti. L'infertilità è invece intesa come l'incapacità della donna di condurre la gravidanza fino all'epoca di vitalità fetale. Tale patologia interessa circa il 20% delle coppie con una prevalenza di circa il 9% di infertilità tra le donne europee di età compresa tra i 20-44 anni.
D: Che differenza c'è tra omologa e eterologa?
R: La prima forma prevede che i gameti che formeranno l'embrione provengano dai membri della coppia; la seconda accetta la donazione di ovuli e spermatozoi da parte di individui esterni alla coppia.
D: Quali possono essere le cause del mancato attecchimento degli embrioni?
R: Dobbiamo prima di tutto accettare che la specie umana ha una bassa efficienza riproduttiva. Gli ovociti hanno un corredo cromosomico che non necessariamente è sempre sano, anche se la donna dalla quale provengono è perfetta dal punto di vista della mappa cromosomica. La percentuale degli ovociti cromosomicamente sani varia a seconda dell’età della donna che li libera con l’ovulazione. In una donna al di sotto dei 30 anni la percentuale degli ovociti sani, ovvero euplodi, è altissima e quindi anche gli embrioni che da essi provengono saranno con cariotipo euploide nell’80-90% dei casi. Un embrione euploide ha circa il 50% delle possibilità di attecchire e di dare origine ad una gravidanza fisiologica. Tuttavia in una donna sana e fertile di 40 anni la percentuale degli embrioni euploidi scende a poco più del 25% e anche questi embrioni hanno il 50% di possibilità di dare origine ad una gravidanza normale. Dunque una delle due cause della perdita di fertilità della donna è dovuta alla diminuzione della percentuale di ovociti e di conseguenza degli embrioni euploidi, questo comporta un notevole allungamento dei tempi necessari per ottenere una gravidanza. Gli embrioni non sani e quindi aneuploidi quasi mai riescono ad attecchire e dunque a dare origine ad una gravidanza, raramente attecchiscono ma danno origine ad una gravidanza destinata ad un aborto più o meno precoce, fortunatamente ancora più di rado danno origine ad una gravidanza patologica evolutiva come nel caso delle trisomie.
La prima causa di mancato attecchimento degli embrioni è la loro aneuploidia, ovvero le loro alterazioni cromosomiche. Tale causa tende ad aumentare di pari passo con l’età della donna in cerca di gravidanza.
Da quanto detto si deduce che un unico mancato attecchimento non crea preoccupazione, mentre se ci si trova in una situazione di RIPETUTO FALLIMENTO D’IMPIANTO, la situazione diventa più grave e necessita di attenzione maggiore unitamente alla ricerca di altre cause di mancato attecchimento.
Come si può osservare dall’immagine, il fumo, l’aumento eccessivo di peso e lo stress possono essere causa di una aumentata difficoltà di attecchimento embrionario.
Tuttavia vanno ricercate tutta una serie di situazioni che possono essere diagnosticate con precisione. Le anomalie anatomiche dell’utero per esempio possono essere evidenziate con una ecografia tridimensionale o con un’isteroscopia (metodica che permette una visione diretta della cavità uterina che viene effettuata senza necessità di anestesia).
Bisogna sempre controllare al momento del transfer lo spessore dell’endometrio che preferibilmente deve essere maggiore di 6-7 mm.
Vanno sempre controllate le infezioni a livello cervicale che debbono essere assenti, soprattutto quelle da Micoplasma-Ureoplasma o da Chlamydia. Proprio riguardo le infezioni bisogna controllare la presenza di sactosalpingi (tube chiuse che in caso d’infezione raccolgono al loro interno secrezioni infiammatorie che le rigonfiano e le rendono visibili eco graficamente). E’ stato dimostrato che le sactosalpingi possono, per via retrograda, far giungere le loro secrezioni infiammatorie in cavità uterina ed impedire l’attecchimento ed in tal caso vanno rimosse.
Va controllato nella paziente se sono presenti delle mutazioni genetiche che la rendano TROMBOFILICA. Tale situazione può provocare delle precoci alterazione del microcircolo a livello del trofoblasto ed impedire l’attecchimento o provocare un aborto precoce.
Ovviamente in queste situazioni va controllata la genetica degli embrioni per poter trasferire in cavità uterina solo embrioni sani con la massima capacità di attecchimento.
Studi recenti stanno mettendo in evidenza nell’endometrio la presenza di alcuni fattori che favorirebbero l’attecchimento embrionario come l’HCG Iperglicosilato o il LIF (Leukemia Inibitory Factor). Tuttavia questo tipo di diagnostica non è ancora entrata in fase clinica e manca di eventuali trattamenti. Di recente invece viene attribuita grande importanza alla popolazioni di batteri presenti nella cavità uterina (MICROBIOMA UTERINO). Questo filone di ricerca mette in evidenza come l’ambiente uterino favorevole all’attecchimento è quello che mostra una popolazione di batteri costituita per il 90% o più da Lattobacilli. In caso di diminuzione della presenza di lattobacilli prevale un ambiente infiammatorio che ostacola l’attecchimento.
Come detto dunque le possibili situazioni che possono ostacolare l’inizio di una gravidanza fisiologica in modo ripetuto e quindi patologico sono numerose e tutte vanno ricercate per una corretta diagnosi. Si può tornare così ad una normale fase di attecchimento embrionario che comunque non potrà mai essere del 100%.
D: Qual è la percentuale di successo di ICSI omologa a 42 anni?
R: Molto dipende dalla riserva ovarica in questa fascia di età. Con un AMH non inferiore a 1ngr/ml la percentuale di gravidanza clinica nel nostro centro a 42 anni è del 25%.
D: Quale primo approccio proporre ad una donna di 41 anni desiderosa di una gravidanza con amh in linea con la sua età e già con figli?
R: Nella revisione della nostra casistica degli ultimi 10 anni, abbiamo notato che nelle pazienti di età uguale o maggiore di 40 anni non abbiamo ottenuto neanche una gravidanza con trattamenti di primo livello! Trattamenti di primo livello stanno a significare terapie mediche ormonali o di altro tipo e le Inseminazioni Intra Uterine (IIU – consiste nel monitoraggio dell’ovulazione con o senza stimolazione ormonale ed iniezione intrauterina periovulatoria di spermatozoi estratti dal liquido seminale e concentrati in una piccola quantità di terreno di coltura). Così da circa tre anni, nella fascia d’età maggiore di 40 consigliamo come unico trattamento che valga la pena di effettuare la FIVET con ICSI ed eventuale DIAGNOSI PRE IMPIANTO.
D: Quali sono i migliori farmaci per la stimolazione ovarica ad una donna con scarsa riserva ovarica e poca risposta alle ordinarie stimolazioni? Inoltre è più efficace come tecnica di ringiovanimento ovarico ai fini di una gravidanza il PRP oppure OVOSKILL?
R: In effetti dal 2020 in Italia è disponibile la Follitropina Delta che sembra avere tra le sue caratteristiche una più pronta e lunga biodisponibilità nel sangue delle pazienti dopo somministrazione. Tale caratteristica sembra fornire ad alti dosaggi, nelle pazienti con AMH anche inferiore ad 1ng/ml, una migliore risposta in termini di dosaggi ormonali, quantità e qualità ovocitaria, quantità e morfologia embrionaria e percentuale di gravidanze cliniche, soprattutto se somministrata in associazione con LH. Purtroppo invece la somministrazione di piastrine plasmatiche concentrate (PRP) sia attraverso la caterizzazione chirurgica dell’arteria ovarica, sia attraverso l’iniezione diretta eco guidata del parenchima ovarico non ha confermato le prime speranze sperimentali. La somministrazione di cellule staminali derivate dal grasso (OVOSKILL per esempio) è a tutt’oggi altamente sperimentale. Non sappiamo nemmeno se sono in grado di equivalere alle cellule staminali da midollo osseo, figuriamoci come si possa avere una sperimentazione adeguata per il loro uso sull’ovaio. Le promesse commerciali di centri privati negli Emirati o in Iran non hanno al momento alcun fondamento e sono destinate a deludere le nostre pazienti con bassa o esaurita riserva ovarica.
D: Opinione sulla tecnica di ringiovanimento ovarico PRP/ASCOT nelle donne sopra i 40 ma under 50, vicine o già in menopausa?
R: Affrontiamo con chiarezza questo argomento: non esiste un metodo di ringiovanimento ovarico sicuramente efficace come dimostrato dall’assenza assoluta di studi con un efficace controllo. Si consiglia di diffidare di queste metodiche sempre molto dispendiose ed inefficaci, a volte dannose.
D: Quali controlli è necessario effettuare dopo due tentativi di ovodonazione infruttuosi a 45 anni?
R: Prima d’insistere con altri transfer sarebbe consigliato effettuare Isteroscopia con biopsia endometriale per la ricerca di plasmacellule e cellule NK. Poi occorre effettuare una flussimetria doppler ecografica per controllare il flusso delle arterie uterine. Partendo dal presupposto che tutti gli esami di routine, come per esempio il tampone cervicale, siano risultati negativi.
D: In caso di FIVET e test genetico preimpianto positivo, c’è una ragionevole certezza che il bambino non presenti malattie genetiche? O si consigliano degli approfondimenti diagnostici durante la gravidanza?
R: Sì, c’è una ragionevole certezza che il bambino sia sano, tuttavia si consiglia in gravidanza di confermare tale diagnosi almeno con un test NIPT (test prenatale non invasivo) che procura una buona certezza nel confermare la precedente diagnosi.